zondag 27 november 2011

La chiave che non c'è.

Trascorro molto tempo di fronte a questo muro. Cerco un'apertura, ma non la trovo. Mi dico che un'apertura ci deve essere, e allora continuo a cercarla. E a non trovarla.

Credo che siano ad occhio e croce dieci anni. Dieci anni che sono diventato vegetariano. E' accaduto un giorno di colpo, senza preavviso, proprio da un momento all'altro. Una benda che scivolava via. Un'apertura nel filo spinato.

Spesso, di fronte al muro, mentre tasto alla ricerca di un'apertura anche piccola, che non trovo, mi viene lo sconforto. Le ho provate tutte, arrampicarmi, scavare, mimetizzarmi, indossare passamontagna, urlare, implorare, dare calci. Il muro è semplicemente troppo.

Ciò che gli esseri umani fanno agli animali passa inosservato nell'universo. E non resta che adeguarsi, cercare di sopravvivere al meglio, circondato da propri simili che come zombie si nutrono di cadaveri discorrendo magari di Dio, arte o filosofia, civiltà.

A volte, li sento persino parlare d'amore.

10 opmerkingen:

  1. Probabilmente non è che non esiste l'apertura, è che proprio non esiste nemmeno il muro. E tu sei riuscito a passare dall'altra parte quando quel muro lo hai abbattuto mentalmente.
    Ricordi quella scena di Matrix in cui gli viene insegnato come riuscire a piegare il cucchiaio con la sola forza della mente? Semplice. Devi entrare nell'ordine di idee che quel cucchiaio non esiste nemmeno.
    L'umanità vive imprigionata da barriere e muri che ella stessa innalza, barriere e muri che impediscono l'empatia, la fratellanza, lo scorrere puro dell'amore. E crede che ammazzare i propri simili e gli esseri che appartengono ad una specie diversa (gli animali) serva a rafforzare le proprie difese. Crede che per sconfiggere il dolore, la malattia, la morte sia necessario barricarsi ben bene dietro questi muri, mentre è vero il contrario.
    Questo, per fare un discorso spirituale.
    Concretamente, si bada solo agli interessi economici. Tutto ciò che muove e porta denaro, anche se cagiona sofferenza, viene adorato come un Dio.
    Tutto quello che possiamo fare è offrire il nostro esempio. E darci da fare per sensibilizzare. Non cadranno tutti i muri, ma magari per qualcuno si aprirà uno spiraglio di luce, come è successo a te.
    Un saluto.

    P.S.: hai letto questa notizia?

    http://www.lav.it/index.php?id=1862

    Quando ho letto che i visoni provengono dall'Olanda, ho subito pensato a te.
    Ieri sono uscita di casa ed ho incontrato la mia vicina: indossava una giacca con collo di pelliccia di volpe. Istintivamente mi è venuto l'impulso di aggredirla verbalmente. Poi invece ho preferito aspettare un momento opportuno per parlarle (ieri stava con altre persone ed andava di fretta). In settimana magari proverò a farle leggere i volantini che raccontano come vengono realizzate le pellicce. Magari è meglio così, cioè che si renda conto con i suoi occhi, anziché aggredirla verbalmente o farle la ramanzina.

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  2. Ciao Biancaneve.
    Diciamoche nel mio caso il muro si è volatilizzato da solo, senza l'intervento mio o di nessun altro. Mi è all'improvviso apparso evidente, che il cibarsi di animali era una cosa orrenda.
    Di fatto è solo un condizionamento, ma potentissimo. Da bambino ti insegnano a mangiare quella roba, e va bene. Ma come faccia una persona adulta ad un certo punto a non chiedersi cosa diavolo sta mangiando, beh io questo non lo capisco. Come faccia poi una persona adulta a negare che mangiare animali sia mostruoso, questo non solo non lo capisco ma rischia di farmi diventare violento.

    Poverini quei visoni, probabilmenti partiti dal porto di Rotterdam. Qui in Olanda gli animali (e non parlo di cani e gatti) non godono di mezza cosa in più rispetto all'Italia. Di converso vi è qui un'ipocrisia che dire che mi irrita è niente: si "combatte" per il "benessere" degli animali da allevamento. E si parla di alimentazione vegetariana (mai vegana) solo ed esclusivamente in riferimento alla salute ed al benessere degli esseri umani.

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  3. Secondo me ci sono vari motivi per cui la gente nega l'evidenza della sofferenza animale: il primo è l'ignoranza che deriva dalla visione antropocentrista, per cui gli animali sarebbero esseri inferiori e quindi - in questa presunta inferiorità - soffrirebbero anche meno; poi c'è l'ignoranza che deriva dal non voler approfondire l'argomento (l'ignoranza crassa, la definisco io, tipica di colui che si bea del proprio non sapere, non conoscere e di chi non dimostra la minima curiosità verso ciò che lo circonda), per cui lettarlmente si ignora cosa avviene negli allevamenti e nei mattatoi e si continua a volerlo ignorare (e se uno prova a parlarne viene subito fermato con frasi come: "no, no, per carità, non me lo dire"); poi c'è l'ignoranza di cuore (intesa come mancanza di empatia); e poi quella camuffata di pretesti unita ad un senso di fatale accettazione, la più diffusa: mangio gli animali perché è necessario, perché l'uomo è onnivoro, perché sono stato cresciuto così, perché mi piace, e perché si è sempre fatto così, e tanto la natura è crudele e così via con tutta una serie di giustificazioni. Ipocrisia bella e buona. I peggio.
    Insomma, credimi, anche io a volte perdo la pazienza, molto di più di quanto possa apparire qui sui blog.
    Ora, ad esempio, ho appena guardato l'ultimo video postato da La Vera Bestia. Non lo guardare, è tanto triste. Ti dico solo che ad un certo punto la giornalista che riprende la scena domanda al tizio che uccide i maiali: "how can you do it?" e lui risponde "It's a job".
    It's a Job. Capito? Ecco, questa frase, questa risposta, mi ha scatenato un moto di disperazione e rabbia infinite.
    Insomma, le persone adulte, la maggior parte, non è che neghino che gli animali soffrono, è solo che non gliene frega niente.
    Non ho capito perché allora io dovrei provare pena se ad uno di questi venisse un cancro.

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  4. Esatto. E ne esce fuori un quadro della razza umana a dir poco devastante.
    La sofferenza animale è la cartina di tornasole del nostro livello di civiltà.
    Siamo solo un gradino sopra dal non mangiarci tra di noi. Poca cosa per una razza che, a parole, aspira al divino.

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  5. In maniera indiretta è come se ci mangiassimo anche tra noi: basta guardare come certi paesi si ingrassano sulle spalle di altri.
    E comunque ci uccidiamo a vicenda, che è un po' la stessa cosa.
    Un quadro devastante, hai detto bene.
    Uno dei miei film preferiti infatti è Il pianeta delle scimmie (l'originale, non quello di Tim Burton) ;-)

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  6. Capisco la tua sensazione, perché la condivido.
    Come ho scritto anche sul mio blog, la noncuranza con cui conviviamo con lo sfruttamento degli animali mi è sempre parsa una cosa orribile. Eppure solo da qualche anno sono diventata vegetariana. Per anni ho mangiato la carne, anche se sempre più di rado, pur sentendo che era una cosa profondamente sbagliata e ingiustificabile. Eppure la mangiavo, per abitudine più che altro. Fino al giorno in cui mi sono resa conto che non potevo più farlo, che se davvero amavo gli animali e volevo essere coerente con il mio pensiero, era l'unica scelta possibile.
    Bisogna riuscire a togliersi la benda dagli occhi, e a vedere le barbarie che abbiamo travestito da normalità, come mangiare la carne, fabbricare prodotti con la pelle degli animali, sacrificarli alla scienza, e tante altre cose terribili.
    La tragedia silenziosa degli animali ci riguarda tutti. Eppure la maggior parte delle persone, pur riconoscendo spesso che tutto questo sia triste o persino ingiusto, alla fine scrolla le spalle, ritenendo che resti comunque una questione secondaria. Chissà se riusciremo mai ad affrancarci dal nostro specismo. Io lo spero tanto.

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  7. E' che noi quando apriamo il cuore e diventiamo "vegetariani", diventiamo alieni!

    Siamo i "diversi" della società.

    Capisco questa tua angoscia. E una cosa che provoogni giorno anche io.
    E aumenta ogni volta che penso che questa angoscia che dovrebbe colpire tutti, colpisce solo me. E chi come me.

    Amo il tuo modo di scrivere. I tuoi post scivolano sempre nell'anima, si rannicchiano li, e riposano, giusto quel poco per riaffiorare alla mente e farmi ripensare a questo blog.
    Dovrei pubblicizzarti di più.

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  8. Io non nutro grandi speranze, Martigot, però mi viene ogni tanto da scrivere, o "fare qualcosa".
    Vorrei tanto poter fare pace con la Razza Umana, ma sembra un compito arduo.
    E sono contento di conoscere una nuova blogger!

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